20 agosto 2009

Bivacco a Camposauro

Finalmente sono riuscito a bivaccare a Camposauro, anche se per una notte soltanto. Da anni volevo farlo, perchè di notte la montagna rivela aspetti totalmente diversi nonchè interessanti, e volevo soddisfare la mia curiosità al riguardo.

Non potendo portare da casa tutto l'equipaggiamento, ho dovuto rinunciare a molte cose, fra cui il sacco a pelo e la Trangia: per il primo, avevo già pensato di sostituirlo con qualche coperta, mentre per la seconda avrei ovviato col fuoco di bivacco.

Dopo alcuni ripensamenti, alla fine siamo partiti in tre ("In tre si è in compagnia"), e dopo aver raccolto la legna e aver piazzato l'accampamento, ci siamo subito dedicati ad una sostanziosa merenda (erano circa le 19!) a base di pecorino, salsiccia secca piccante e pane, il tutto annaffiato con del buon Barbera e dell'ottimo Aglianico (entrambi della zona). Nonostante sia stata ribattezzata "merenda Hobbit" (il che lascerebbe intendere che sia qualcosa in versione ridotta) è stata invece una vera e propria abbuffata, tant'è che la cena a base di carne arrostita è stata posticipata. Degna di nota anche la suddetta carne, divorata a mani nude in pieno delirio selvatico, e accompagnata dall'immancabile vino.
Il dopo cena è stato dedicato all'osservazione del cielo stellato, che ci ha svelato la magnificenza della Via Lattea, attraversata da decine di meteore. Il sopraggiungere delle nubi, poi, ci ha poi convinti a rientrare nelle tende.


La notte è passata fra non pochi risvegli, causati dai rumori degli animali notturni (su tutti, un maledetto cavallo che in piena notte ha pensato bene di nitrire fragorosamente a pochi metri dalle tende), e dalla brandina su cui "dormivo", talmente scomoda che al mattino avevo la schiena completamente indolenzita. Le due coperte che ho usato hanno svolto benissimo il loro compito (la temperatura all'arrivo era di 19°, quindi nella notte sarà scesa credo intorno ai 12°-13°): sono due coperte in lana, fabbricate in Usa nel 1943 e facenti parte della dotazione dell'esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale. Praticamente due cimeli storici, ma nonostante questo sono molto efficaci, pur nella loro sottigliezza, grazie all'elevata densità del tessuto (una di queste la uso abitualmente a casa d'inverno).

La giornata seguente è iniziata con una sostanziosa colazione fatta verso le 8:30, seguita da uno "spuntino" fatto dopo le 9. Praticamente siamo andati lassù per mangiare e bere, altrochè! Eheheheh...
La mattinata seguente è trascorsa fra la raccolta della legna, una breve passeggiata fatta con la speranza di trovare qualcosa di commestibile, in pieno spirito silvestre (gli unici due funghi trovati, oltre a non essere commestibili, erano anche di legno, tanto erano secchi), qualche chiacchiera scambiata con alcuni autoctoni e un po' di foto scattate ad una piccola mandria di cavalli, venuti ad abbeverarsi al fontanile poco distante dall'accampamento.

All'ora di pranzo, riacceso il fuoco, abbiamo cucinato della pasta con sugo all'amatriciana (sugo pronto, decisamente poco silvestre, ma ho ampiamente recuperato mangiando con una forchetta realizzata al volo con un rametto di faggio), mentre da parte arrostivamo alcune salsicce, accompagnate poi dall'ultima bottiglia di Barbera rimasta.
Dopo un breve riposo sotto i faggi, abbiamo smontato l'accampamento e siamo infine scesi a valle.

Nonostante la scarsità di equipaggiamento, l'esperienza è stata decisamente positiva.
Quando abbiamo scelto il posto per attendarci, ho rimpianto di non aver avuto con me l'amaca, ma da come è passata la notte forse è stato un bene. Ottima la doccia da campo, comprata il giorno prima solo perchè la cercavo da tempo: anche utilizzata come semplice riserva d'acqua, rimane molto pratica e comoda (ricordandosi ovviamente di tenerla all'ombra, in questo caso). Piacevole novità quella del "cibo tradizionale", sicuramente da ripetere anche in altre situazioni: a scapito di un leggero incremento di peso, il guadagno in termini psicologici è fin troppo evidente (no, non sto parlando del vino!). E poi è dannantamente silvestre!

Unico rimpianto, non essere andati sul versante Nord ad ammirare il panorama offerto dalla Valle Telesina illuminata da migliaia di luci. Sarà una buona scusa per tornarci!

M.

19 agosto 2009

Camposauro

Il primo messaggio non potevo che dedicarlo a quello che, col passare del tempo, per me è ormai diventato una sorta di archetipo della montagna: Camposauro.
Questo massiccio montuoso, facente parte del Parco Regionale del Taburno-Camposauro (situato nella provincia di Benevento), racchiude in sè la quasi totalità delle caratteristiche che più apprezzo dell'ambiente montano e boschivo.
L'orografia del territorio offre scorci paesaggistici davvero notevoli, enfatizzati dagli estesi boschi di latifoglie, che si alternano a pietraie o a radure più o meno estese. Il baricentro è rappresentato dal celebre pianoro, sovrastato dal Monte Camposauro che, con i suoi 1338 metri, domina l'intera area.
La vicinanza ai centri abitati (il parco ne è praticamente circondato) ha fatto si che l'ambiente risulti fortemente antropizzato (soprattutto negli aspetti più negativi che ciò significa, purtroppo) ma ha anche permesso di sviluppare uno stretto rapporto con la montagna, facendo sì che non risulti un elemento distante ed isolato, ma sia parte integrante del territorio.

Il versante nord del Taburno-Camposauro.

M.

18 agosto 2009

Saltuum

Saltuum (dal latino) significa "dei boschi", e si ricollega a quel "vita silvestre" presente nell'intestazione. Questa espressione condensa quegli aspetti dell'ambiente boschivo e montano che più apprezzo, non limitati al solo escursionismo, ma anche a ciò che ha in qualche modo a che fare con la mia concezione del bosco e della montagna in generale.

Questo diario serve a soddisfare la voglia (oserei dire la necessità) di condividere ciò che riguarda la vita silvestre con coloro che spesso ne sono parte integrante, rendendoli ulteriormente partecipi (e, forse, maggiormente consapevoli) di quanto vissuto.
In un certo senso, questo diario è dedicato a loro!

M.