Eretto a mezza costa sul pendio orientale della stretta gola detta "il funno" o "il puzzillo", subì numerosi interventi architettonici, molti dei quali in conseguenza di disastrosi eventi naturali quali terremoti e incendi.
I primi abitanti dell'abbazia furono i monaci Benedettini, seguiti dai Celestini nel 1264 e quindi dagli Umiliati nel 1303. Successivamente restituita ai Benedettini, fu infine affidata ai Camaldolesi nel 1660, che la abitarono fino al devastante terremoto del 5 Giugno 1688 (XI° della scala Mercalli), che arrecò gravi danni alla struttura. In conseguenza di ciò, e oltre al fatto che ormai era diventata oggetto di ripetute incursioni da parte dei briganti, il cardinale V.M. Orsini (arcivescovo di Benevento e futuro Papa Benedetto XIII), ne ordinò l'abbandono, sconsacrandola definitivamente nel 1705 durante una visita pastorale.
A causa del crollo di quasi tutte le coperture (gli unici ambienti coperti sono la torre quadrata e qualche stanza, soprattutto quelle ricavate nelle grotte carsiche) la struttura è completamente invasa da alberi e arbusti, in un modo talmente uniforme che sembra quasi che siano le rovine a dover faticare per preservare il proprio "spazio vitale", e non viceversa. Proprio per questo, la gran parte delle costruzioni è completamente celata allo sguardo, dando l'impressione, da lontano, che il luogo sia privo di qualsiasi interesse. Ed è proprio questa presunta mancanza di interesse che ci ha spinto ad un'osservazione ravvicinata, perchè, per dirla in parole povere, volevamo toglierci il dubbio.
M.
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